Il cotone che utilizziamo per i nostri abiti viene ricavato dalla bambagia, una morbida peluria bianca che protegge i semi della pianta del cotone: attraverso una macchina apposita, la sgranatrice, queste due parti vengono separate, in modo da poter lavorare sulla sola fibra, selezionandola per spessore e lunghezza e ottenendo così un filato omogeneo e setoso. Il cotone è composto quasi interamente da cellulosa: il tessuto ricavato è leggero, capace di resistere al calore e ai lavaggi, e di assorbire umidità e sudore. Per questi motivi gli abiti in cotone sono l’ideale per l’estate, perché mantengono una sensazione di freschezza sulla pelle anche con il caldo; nel campo dell’abbigliamento troviamo anche i ben noti jeans (il denim è fatto di cotone) e l’intimo. Grazie alle sue caratteristiche, il cotone trova anche altre applicazioni, come il fustagno per gli indumenti da lavoro (anche se recentemente ha perso terreno rispetto alle fibre sintetiche, più resistenti), la spugna per asciugamani e i tessuti per lenzuola e corredi. La nobilitazione gioca un ruolo molto importante nel preparare il cotone a tutte queste applicazioni e deve effettuare trattamenti specifici che tengano conto di alcune particolarità del materiale. Vediamone alcuni. Il filato del cotone, prima della tessitura, viene imbozzimato, ovvero ricoperto di un liquido colloso per proteggerlo: questa sostanza però crea problemi durante le successive lavorazioni, per esempio causando una distribuzione irregolare della tintura. Per ovviare a questo problema si effettua un trattamento apposito chiamato sbozzima, che utilizza enzimi per sciogliere la pellicola protettiva senza danneggiare il cotone. Il bruciapelo permette di rimuovere la peluria superficiale del cotone utilizzando una fiamma, posizionata a una distanza tale da eliminare solo le parti indesiderate senza danneggiare il resto: è un processo molto delicato, visto che il cotone prende fuoco facilmente, ma necessario per ottenere una superficie omogenea. Un trattamento tipicamente svolto sul cotone è la mercerizzazione: il filato viene mantenuto in tensione e immerso in un bagno di soda caustica a temperatura moderata, così da gonfiare le fibre e da rendere la loro struttura circolare (anziché piatta). Questa reazione microscopica si traduce a livello macroscopico in un aspetto più lucente, un miglioramento della capacità traspirante e una maggiore resistenza agli strappi; il cotone così trattato è anche più reattivo alla tintura, rendendo questo processo più facile e più efficiente. Il candeggio è un altro processo che spesso precede la tintura del cotone, poiché la bambagia non è perfettamente bianca e spesso tende verso il giallastro, rischiando quindi di compromettere la qualità del prodotto finale. Nel caso del cotone, il candeggio ha anche un altro scopo: questo trattamento fa parte di un processo più ampio di alterazione delle proprietà fisiche del materiale necessario alla produzione del cotone idrofilo: anziché svolgere un’azione traspirante, assorbe l’acqua, consentendo le sue ben note applicazioni in ambito cosmetico e sanitario. Decidendo di procedere alla tintura del cotone, si preferirà utilizzare i coloranti reattivi, che si legano più saldamente alla struttura chimica della cellulosa ottenendo un colore più solido. Da 35 anni Texcene effettua trattamenti di nobilitazione per il cotone e per altri materiali: scopri di più contattandoci.