Le lavorazioni effettuate a livello industriale per la preparazione dei tessuti non si limita solo alla loro nobilitazione: per quanto sia importante la colorazione e gli altri processi di attribuzione di caratteristiche chimico-fisiche alle fibre tessili, c’è una tipologia di trattamento più basilare, ma al contempo fondamentale. Che cos’è il candeggio? Il candeggio è il processo che permette di separare i coloranti da materiali di natura tessile (fibre, filati o tessuti completi): l’operazione è anche detta “sbianca” o “imbianchimento” perché il suo scopo è quello di liberare questi materiali tessili da impurità e di renderli bianchi, come risultato finale o come parte di un processo di finissaggio più ampio (in preparazione o nel lavaggio finale). Le sostanze utilizzate per il candeggio (dette sbiancanti) sono in genere composti a base di ipoclorito di sodio, perossido di idrogeno o ammoniaca, in grado di esercitare una doppia azione, una riducente e una ossidante, per poter rimuovere ogni forma di colorante. Le sostanze riducenti, infatti, vanno ad agire sui coloranti naturali insolubili, che vengono trasformate in leucoderivati, che sono perciò incolori e soprattutto solubili, quindi rimuovibili con un successivo lavaggio; le sostanze ossidanti, invece, agiscono sugli altri tipi di coloranti naturali, eliminandoli direttamente. Questo processo chimico è differente a seconda dell’origine della fibra con cui si sta lavorando: quelle vegetali sono trattabili con ogni sbiancante ossidante, mentre quelle animali necessitano di perossidi, poiché il cloro li rende infeltrabili e irrestringibili (cloraggio); a questo trattamento deve comunque seguirne un secondo, per eliminare il cloro una volta svolto il suo compito ed evitare un conseguente indebolimento della resistenza delle fibre animali, ed eventualmente un processo di azzurraggio, che rimuove il fondo color giallastro lasciato dal candeggio con soluzioni molto diluite d coloranti azzurri. Per svolgere questo tipo di trattamento, esistono macchinari che permettono di effettuare in parallelo sbozzima e candeggio continuo con un solo ciclo di vaporizzazione, preparando direttamente il tessuto per un successivo trattamento con un metodo veloce e di alta qualità, che abbatte i costi condensando tutte le operazioni in un solo processo. Oltre al trattamento chimico, esiste anche un metodo di sbiancamento naturale detto ‘sbianca a prato’ che prevede di distendere i tessuti su prati umidi, lasciandoli lì per giorni (o anche mesi) e lasciando che la componente di perossido dell’atmosfera e la luce rimuovano naturalmente i coloranti: data la durata del processo e altre complicazioni logistiche, la sbianca a prato viene effettuata solo su quei tessuti così delicati che un trattamento chimico li rovinerebbe con un’azione troppo potente. Prima della scoperta delle sostanze candeggianti, era proprio quest’ultimo l’unico metodo per permette lo sbiancamento dei tessuti, che per quanto valido in paesi soleggiati come quelli del Sud Europa, risultava nettamente più complicato salendo verso nord, con una disponibilità di sole più limitata e quindi tempi molto più lunghi. Proprio in quelle zone si è così mossa la ricerca chimica, che tra la fine del 1700 e la seconda metà del 1800 ha proposto varie soluzioni per ottimizzare il processo, partendo dal pericoloso utilizzo del cloro gassoso a idee sempre più sicure e comunque economicamente convenienti. Con alle spalle una lunga tradizione nel settore, Texcene mette a disposizione trattamenti di candeggio altamente performanti adatti ad ogni esigenza: contattaci per maggiori informazioni.