I trattamenti di nobilitazione e di finissaggio tessile permettono di alterare le caratteristiche fisiche ed estetiche dei tessuti, per elevarne la qualità e renderli pronti per il confezionamento di capi e altri prodotti che vengono commercializzati e che noi troviamo sugli scaffali dei negozi.
Alcuni dei risultati di questi trattamenti sono evidenti: la tintura delle fibre tessile conferisce colori sgargianti che resistono nel tempo, mentre la garzatura rende i capi morbidi e vellutati. In altri casi, il ruolo dell’industria di nobilitazione e finissaggio è più sottile e meno palese, ma non per questo meno determinante per la qualità finale del prodotto.
Il candeggio (detto anche sbianca o imbianchimento) permette di purificare filati e tessuti eliminando le sostanze coloranti che sono naturalmente legate alle fibre tessili e rendendolo bianco puro, come obiettivo finale di questo trattamento oppure come preludio per un’altra lavorazione di nobilitazione e finissaggio: una tintura, ad esempio, sarà più efficace se si parte da filati e tessuti candeggiati, prevenendo interazioni indesiderate tra il colore scelto e le impurità delle fibre.
Originariamente il candeggio era un processo svolto in maniera naturale, detto sbianca a prato: i tessuti venivano lasciati distesi su prati umidi lasciando interagire i composti perossigenati dell’atmosfera con la luce solare, innescando naturalmente le reazioni chimiche che permettevano di rimuovere i coloranti presenti nelle fibre tessile; tuttavia si tratta di un processo molto lento che richiede anche mesi per essere completato. Oggi viene ancora utilizzato su particolari tipi di fibre, quelle più delicate che potrebbero venire danneggiate da un processo industriale.
Salvo queste eccezioni, il candeggio chimico è il metodo più diffuso, rapido ed efficiente: vengono utilizzate apposite sostanze riducenti (a base di zolfo, come acido solforoso, anidride solforosa e bisolfito di sodio) e ossidanti (cloro, perossido di sodio e acqua ossigenata) che agiscono sulle sostanze coloranti naturali rispettivamente trasformando quelle insolubili in leucoderivati solubili (e quindi facilmente asportabili con il lavaggio) e distruggendole completamente.
La differenza tra questi due approcci dipende dal tipo di fibra che si sta trattando: se per quelle vegetali va bene qualsiasi tipo di sbiancante, quelle animali richiedo esclusivamente l’uso dei perossidi, poiché la lana reagisce con il cloro diventando infeltrabile e irrestringibile; la sostanza sbiancante viene poi rimossa con un anticloro (bisolfito o iposolfito di sodio) per prevenire l’indebolimento delle fibre e il colore giallastro lasciato dal trattamento viene celato con un trattamento di azzurraggio, ovvero con una soluzione fortemente diluita di coloranti azzurri che interagiscono con la tinta gialla e creano un equilibrio che conclude l’operazione di sbiancamento.
Texcene effettua il candeggio con macchinari che combinano la sbozzima, la spazzolatura e il candeggio con un unico ciclo e un’unica vaporizzazione, che consentono di ottenere risultati veloci e d’alta qualità e al contempo di diminuire l’impatto ambientale, sia per quanto riguarda l’energia richiesta, sia per quanto riguarda i consumi idrici, a loro volta ulteriormente mitigati dai dispositivi di depurazione.
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