Negli ultimi anni si è parlato spesso di ‘blockchain’ in vari ambiti, primo fra tutti quello dei bitcoin. Ma per quanto questo termine sia spesso associato ad attività digitali, indica una tecnologia applicabile a diversi settori, compreso quello tessile.
Ma facciamo un piccolo passo indietro: cos’è il blockchain? Il blockchain è una particolare modalità per registrare informazioni, che utilizza un sistema di archiviazione decentralizzata: il registro elettronico su cui vengono scritti i dati è condiviso nel network e non può essere alterato o cancellato a posteriori; si possono però aggiungere nuove informazioni, che si accodano ai dati già presenti formando una ‘catena’, in cui l’autenticità di ogni nuovo ‘anello’ è garantita dalla presenza di quelli precedenti.
Questo sistema garantisce l’inalterabilità e la sicurezza delle informazioni e perciò è stato usato per la celebre moneta virtuale, ma può essere impiegato per tutelare altri tipi di bene, come il valore del Made In Italy nell’industria tessile.
Il MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) sta infatti portando avanti con IBM un progetto per applicare la tecnologia blockchain per i prodotti tessili italiani, al fine di certificare il rispetto degli standard di qualità lungo tutta la filiera, comunicare al mercato la loro origine e tutelarsi contro le contraffazioni.
L’obiettivo finale è quello di valorizzare le aziende, rafforzando la loro posizione e il loro potere negoziale su catene di valore sempre più estese e complesse, in cui c’è il rischio concreto che venga smarrita l’origine italiana.
In questo contesto il blockchain consentirebbe di garantire l’inalterabilità dell’informazione chiave, il Made In Italy, e al contempo di aggiungere nuovi dati a mano a mano che il tessuto viene lavorato lungo la filiera.
A partire dal coltivatore fino al consumatore finale vengono costruiti una serie di nodi, di punti di accesso al registro condiviso così che possano essere consultate e/o modificate le informazioni sul prodotto tessile:
- il coltivatore invia la documentazione all’autorità di certificazione a seconda dell’ambito di interesse (ecosostenibilità, etica, qualità, origine);
- la prima azienda che prende in carico la materia prima decide se accettarla o meno in base ai dati a essa associati e aggiunge informazioni relative alle lavorazioni che ha effettuato ed eventuali certificazioni;
- il processo si ripete lungo tutta la filiera fino ad arrivare al brand che commercializzerà il prodotto finale, che quindi può consultare tutte le informazioni sull’origine e i trattamenti;
- il consumatore finale può consultare informazioni di sintesi sul prodotto tessile che vuole acquistare, con la garanzia di trasparenza da parte di tutta la filiera.
Dal progetto pilota di MISE e IBM emerge che la tecnologia blockchain sia adatta a supportare la valorizzazione del Made In Italy in ambito tessile, migliorando la tracciabilità dei prodotti italiani sui mercati locali e internazionali.
La fase sperimentale ha anche permesso di evidenziare alcune aree di intervento per supportare le imprese nell’adottare questo nuovo approccio e diffondere uno strumento trasparente e ugualmente condiviso da aziende grandi e piccole.
L’eccellenza delle lavorazioni italiane è nota in tutto il mondo e uno strumento come il blockchain aiuterebbe le imprese che ogni giorno si impegnano nel garantire questo livello di qualità, come Texcene, che da oltre 35 anni opera nella nobilitazione, finissaggio e candeggio di tessuti.
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