Il settore della moda è strettamente legato a questioni ecologiche e sociali: il consumatore è sempre più attento ai processi produttivi, per assicurarsi che le imprese rispettino l’ambiente e le persone.
Questa attenzione ricade su tutti i livelli della filiera tessile: per esempio, in fase di finissaggio e nobilitazione è molto importante adottare soluzioni che limitino l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche potenzialmente pericolose, perché l’industria tessile da sola è responsabile per il 20% del consumo idrico mondiale.
Con questo spirito, Texcene ha intrapreso la Campagna Detox di Greenpeace, un impegno di responsabilizzazione, trasparenza, tracciabilità ed eliminazione dei PFC (composti poli- e per-fluorurati).
Il percorso iniziato dalla nostra azienda a luglio 2017 continua tutt’oggi, recependo anche i più recenti aggiornamenti della lista di sostanze considerate pericolose e adottando tutte le misure necessarie per contribuire a una moda italiana più pulita e responsabile.
Ma stanno nascendo altre forme per recepire questa crescente attenzione verso ambiente e persone.
Con la volontà di cambiare lo scenario partendo proprio dall’origine della filiera tessile, qui in Italia sono nati gli agritessuti, per una nuova moda eco-friendly: gli agricoltori stessi, che producono la materia prima per i tessuti, definiscono nuovi canoni per mettere in sintonia abbigliamento e ambiente.
Quest’idea è partita dall’associazione femminile Cia-Agricoltori Italiani, che ha coniato il termine ‘agritessuti’ e lo ha registrato come marchio: una risposta alle crescenti richieste dei consumatori di prodotti ecosostenibili, come riportato dai dati che indicano che il tessile eco-friendly in Italia è cresciuto del 78% dal 2017 e il 55% degli acquirenti sono disposti a pagare di più per questi prodotti.
E sono più di 2.000 le aziende agricole italiane che producono il materiale necessario per realizzare quei capi tanto richiesti: lino, canapa, gelso da seta, … Sostenendo gli agritessuti, questo numero potrebbe triplicare entro i prossimi tre anni e far crescere una parte importante del processo tessile che oggi ha un fatturato di 30 milioni di euro.
L’idea non è solo quella di avere un maggior controllo sull’abbigliamento che deriva dalle materie prime prodotto dagli agricoltori, ma anche lavorare su altri livelli della filiera: quelli che sono scarti per l’azienda agricola, come scorze di melograno e bucce di cipolla, possono diventare materiali naturali per la tintura, abbassando ulteriormente l’impatto ambientale dell’industria e proporre un processo produttivo completamente ecologico.
Si parla quindi di fondare una filiera tessile totalmente nuova: la Cia-Agricoltori Italiani ha sicuramente il know-how per attuarla, bisogna definire nella pratica.
Il successo di un’iniziativa come agritessile non risponderebbe solo a una domanda crescente dei consumatori, ma anche a uno scenario di criticità nel prossimo futuro.
Entro il 2030, si stima che la crescita del consumo mondiale di indumenti salirà del 60% rispetto a quella attuale e quindi saranno premiati sempre di più quei processi che riducono l’impatto ambientale causato dalla loro produzione e distribuzione.
Sempre attento all’evoluzione degli scenari della filiera tessile, Texcene propone trattamenti di finissaggio, nobilitazione e candeggio con processi ecosostenibili e attenti alle esigenze del consumatore finale. Scopri di più contattandoci.