Il tessile, come ogni comparto industriale d’altronde, ha fatto immensi progressi rispetto alle sue origini: la tecnologia è stata la principale forza trainante che ha costantemente migliorato processi e risultati per offrire prodotti di sempre maggiore qualità riducendo sia i costi di produzione che la fatica degli operai.
A fianco della tecnologia, tuttavia, si è innestato un secondo fattore che ha cambiato radicalmente il modo di produrre capi di abbigliamento e altri articoli tessili: la sostenibilità. Similmente ad altri settori, l’industria tessile ha dovuto far fronte alle prove scientifiche degli effetti di processi non adeguatamente regolati, in particolare in un ambito che fa largo uso di prodotti chimici e risorse idriche.
Per questo negli ultimi decenni tutta la filiera si è impegnata a rivoluzionare sé stessa per ridurre il proprio impatto ambientale e sociale senza però sacrificare la qualità dei prodotti immessi sul mercato coinvolgendo vari aspetti della produzione, che sono stati monitorati da enti, organizzazioni e associazioni terze per assicurare il rispetto dell’ambiente, eventualmente attraverso il rilascio di certificazioni.
Gli sforzi del settore hanno avuto successo in svariati ambiti green e in particolare: controllo delle sostanze chimiche usate con la riduzione dei quantitativi usati, l’eliminazione di quelle più dannose e l’introduzione di alternative a minore impatto ambientale.
Un altro aspetto chiave è la riduzione delle emissioni di CO2 nell’atmosfera attraverso un maggiore efficientamento energetico di impianti e macchinari, evoluzione dei processi in ottica di una riduzione dei tempi e impiego di sistemi di autoproduzione energetica come pannelli fotovoltaici e stazioni geotermiche.
È stato anche importante responsabilizzare tutta la filiera istituendo meccanismi di controllo sull’origine delle materie prime e sulle modalità di intervento effettuate dai precedenti anelli della catena di produzione, così da garantire che ogni singolo passo sia monitorato, tracciato, verificato e reso trasparente, sia tra le imprese coinvolte sia per il consumatore finale, attento alla sostenibilità di ciò che sta comprando.
Un aspetto su cui però è ancora necessario lavorare è il consumo idrico: la filiera del tessile rimane il secondo comparto per uso d’acqua, partendo dall’irrigazione dei terreni per la coltivazione delle piante impiegate per la realizzazione di fibre vegetali, come il cotone, e passando ai vari trattamenti di preparazione dei tessuti per essere immessi sul mercato, che portano con sé anche rischi di contaminazione. Vari strumenti di ottimizzazione dei consumi, purificazione e monitoraggio dell’acqua sono già stati implementati, ma alcune associazioni, tra cui il WWF, sostengono che ci sia ancora margine di miglioramento.
Nell’ambito della nobilitazione e del finissaggio tessile, che prevede il trattamento dei tessuti per far assumere loro le caratteristiche tecniche ed estetiche richieste dal mercato, Texcene ha preso molto seriamente il tema della sostenibilità, intervenendo in modo trasversale su tutta la sua produzione.
Nello specifico, Texcene ha preso l’impegno con GreenPeace per l’eliminazione dai suoi processi delle sostanze chimiche pericolose, nonché impiega una centrale idroelettrica e un impianto fotovoltaico per l’autoproduzione elettrica, recuperatori di calore per l’abbassamento dei consumi e impianti di abbattimento fumi e depuratori per ridurre l’impatto ambientale. Scopri tutti i nostri servizi di finissaggio e nobilitazione tessile.