McKinsey, società di consulenza focalizzata su coniugare la crescita economica con la sostenibilità ambientale e sociale, ha pubblicato il rapporto “Scaling textile recycling in Europe – Turning waste into value”, ovvero “Scalare il riciclo tessile in Europa per trasformare i rifiuti in valore”.
Il punto di partenza è il dato sulla quantità di rifiuti tessili prodotti annualmente nel nostro continente: 15 chilogrammi per persona per un totale di 7,5 milioni di tonnellate all’anno, di cui l’85% sono rifiuti post-consumo, ovvero buttati da chi li ha acquistati e usati.
Da una parte la nostra società è ancora troppo legata al concetto del fast fashion, cioè a quei capi che vanno ‘fuori moda’ dopo pochi mesi e quindi incoraggiano a comprarne di nuovi e più al passo con l’estetica dominante: è quindi necessario incoraggiare un cambiamento nel modo di pensare tanto dell’industria quanto dei consumatori, orientando entrambe le parti verso tessuti durevoli e capi riparabili.
L’altro aspetto è quello di riciclare i tessuti scartati, donando loro una seconda vita e quindi riducendo contemporaneamente la quantità di rifiuti da gestire e il consumo di materie prime per realizzare nuovi prodotti tessili. È quindi necessario implementare un sistema circolare per la raccolta e il trattamento dei rifiuti tessili per trasformarli in nuovi capi, sistema che, secondo McKinsey, costerebbe dai sei ai sette miliardi di euro, soprattutto per lo sviluppo delle tecnologie necessarie che tutt’ora oggi sono poco diffuse.
Un investimento certamente importante, che però si potrebbe ampiamente ripagare dando vita a un’industria del riciclo tessile che potrebbe raggiungere i 2,2 miliardi di euro entro la fine di questo decennio, fornendo materiali per le altre imprese della catena del valore. Inoltre, si avrebbe un innegabile benefit sociale e ambientale: le emissioni di anidride carbonica diminuirebbero di 4 milioni di tonnellate, mentre si potrebbero creare 15mila di posti di lavoro con un ulteriore ritorno economico diretto e indiretto che andrebbe a coprire fino al 70% dell’investimento iniziale. In questo modo l’attuale 1% dei rifiuti tessili che vengono trasformati in nuova fibra salirebbe al 70%, con il restante 30% riciclato a ciclo aperto.
Tuttavia, già oggi industrie come Texcene si impegnano sul fronte del riciclo: la nostra azienda impiega prodotti con almeno il 60% di materiali da riciclo e permette di tracciare l’intero processo produttivo, in particolare riguardo a prodotti chimici, gestione di acque e rifiuti, emissioni inquinanti e recupero energetico, e tutto ciò viene attestato dal Global Recycle Standard (GRS).
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